venerdì 18 novembre 2011

My darling I'll always love you



Lolo Federico ha chiamato la Morte per nome, l'ha cercata, l'ha accarezzata. Sedeva tra noi nei nostri ultimi incontri ed  io l'avrei afferrarta e cacciata nei campi, lontano, se solo avesse assunto sembianze umane. La sua prepotente presenza non m'ha peraltro permesso di portare a compimento una promessa che Lui, con spirito supplichevole - “T'aspetto la settimana prossima è? Ricordati!” -, m'aveva sfilato un giorno: suonargli e cantargli una canzone.
“La stagione dell'Amore” di Battiato. L'avevo riposta nel fodero della chitarra convinta dell'ineluttabilità del momento del trapasso, invece: “nuove possiblità per conoscersi...”, misera ricompensa per le ore regalate all'immobilità del tempo nello spazio, persi entrambi non si sa bene dove, non si sa bene quando.

Il suo viso è cambiato in questo tempo, come cambiano le risaie infuriate dalle piogge, colme di nuovi chicchi, colorano i campi di verdi spighe. 
Solchi sempre più profondi hanno scavato la sua pelle delicata, inasprendo lo sguardo, gelato da occhi d'un grigio buio e irrisoluto.
 Venerdì scorso, mentre gli lavavo le gambe, esili radici di una pianta ormai appassita, un acre odore m'ha afferrato le narici. Era l' odore della pelle bruciata dal sole furibondo, negli anni di gioventù trascorsi a vagabondare in luoghi mitici, Valladolid, La Carlota, La Castellana; nomi che rievocano secoli di colonizzazioni feroci, di imposizione arbitrarie, di possedimenti forzati, che segnano oggi il confine netto tra ricchezza e povertà, tra chi possiede e chi è posseduto.
 La lucidità folle di Lolo implorava allora di accompagnarlo in quei posti lontani solo alla memoria, dove avrebbe potuto riabbracciare un parente-amico di scorribande, già scomparso. Insieme avrebbero potuto combattere ancora, contro il dittatore Marcos, nelle file dell'Npf, nascosti tra i bananeti, al limitare delle risaie. Lui aveva ancora l'arma, compagna vendicativa se mal riposta, con cui aveva ferito per sbaglio la sua unica e inerme figlia.

Oggi la sua follia s'era appartata e con gioia insperata lo ritrovo sereno, sorridente, a tratti accogliente e affamato. Mentre gusta il pane e il succo d'arancia che gli abbiamo portato intona una nuova canzone: “My darling, even if you leave, I'll always love you....”, dice d'averla composta lui...

giovedì 10 novembre 2011

HOMO IN-SAPIENS


In essa c'è uno spirito intelligente, santo, unico, molteplice, sottile, mobile, penetrante, senza macchia,
terso, inoffensivo, amante del bene, acuto,
libero, benefico, amico dell'uomo, stabile, sicuro, senz'affanni,onnipotente, onniveggente e che pervade tutti gli spiriti intelligenti, puri, sottilissimi.”   (Sp 7,22)
 Si parla della Sapienza, per coloro che non maneggiano il testo biblico.
 Ebbene mi domandavo, di fronte a questo breve spunto, come è possibile che tutti deriviamo dal famoso Homo Sapiens, addirittura alcuni dalla sottospecie Sapiens Sapiens?
Considerazione breve e contestabile, per carità:  il “Sapiens” della scienza è considerato tale “solo” perchè dotato di un cervello inteso come scatola cranica,  involucro, forma;  la “Sapientia” della fede è invece tutto quello che noi non siamo, perchè se ci appartenessero solo un paio di quegli aggettivi sopraelencati  QUESTO MONDO OLTRE A GIRARE VERSO SINISTRA, LA SMETTEREBBE PURE DI GIRARE SU SE STESSO!!!

 “La vera differenza non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa                                                                                                            Carlo Maria Martini

mercoledì 9 novembre 2011



Rapimento d’Infinito

Meraviglie d'Altri Mondi

Ricevono lo sguardo attonito che valica l’ Orizzonte

Si è perso in un tempo incantato

Raccolta di ore sospese tra passato e futuro

























martedì 1 novembre 2011

Morto che parla!


Una delle tante bellezze del Vangelo è che ogni volta che lo leggi gli occhi sembrano aver cambiato colore e forma; dico sembrano perchè essendo essi dei semplici obiettivi, a cambiare sono in verità la mente o il cuore (anima o spirito chiamatelo come volete), dipende da noi come e quando utilizzare l'una o l'altro. Le quattro operazioni matematiche che impariamo alle scuole elementari e che ci servono a tirare i conti nelle nostre vite programmate, divengono formule prive di senso, dal momento che il minimo comune denominatore, tanto per utilizzare ancora un termine matematico, quando si tratta di fede (e non di religione!), è solo una divisione infinitesimale a oltranza.

Premessa a parte, oggi la Chiesa celebra i Santi, quegli ex comuni mortali che si sono contraddistinti in grazia e timor di Dio, che qualcuno ha appiccicato come figurine Panini sul calendario in modo che si potessero celebrare (e bestemmiare!) con una cronologia nota solo agli addetti ai lavori, bestemmiatori esclusi!
Nelle Filippine però i santi e i morti sono celebrati insieme, d’altra parte nessuno mette in dubbio che i santi siano tutti morti! Ce ne saranno di vivi? Certamente, ma evitano il calendario!
 E i vivi? Quelli che camminano, a Pontevedra, se ne stanno a bivaccare nel cimitero cittadino, a lume di candela, parlando animatamente, passeggiando, incontrando amici, mangiando e ballando. Straordinario no? Meglio di così non si può spiegare la Resurrezione dei morti!
Bella lezione per me che oggi, in un angolo remoto della “mia” casa, sospinta dal vento ho inciampato in una Beatitudine che m'era altre volte sfuggita: “Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio”. Riconsiderata questa alla luce dei mesi trascorsi, perplessi, spenti, stanchi e travagliati, e del tempo presente, non posso che meravigliarmi di un'ennesima rivelazione che m'è stata concessa e che sfocia più o meno in un aforisma “yoga” (la mia amica Desiree, non credenti e bestemmiatori se saranno soddisfatti!) che recita:



Quaggiù,
il cammino è breve
ed i tuoi piedi
devono fare
molti meno passi
di quanti
dovrà farne
la tua anima!



Nota: la seconda parte della Beatitudine per il momento faccio fatica a considerarla. Ammetto di essere cieca (e come negarlo ahimè!). D’altra parte se siamo fatti a sua immagine e somiglianza e ci mettiamo davanti ad uno specchio, Lui\Lei ci vede, siamo noi che non la\lo vediamo!
Ovviamente, avrete capito, sto leggendo “Cecità” di Saramago..È proprio vero che i libri scelgono noi e non il contrario...